Riflessioni sulla Griglia di Valutazione EQF (European Qualification Framework)
All’interno del progetto “Progetto – Tools per la competitività: la valutazione delle competenze acquisite” (vedi Progetto Confindustria – Tools per la competitività sviluppato da Fòrema con Confindustria Padova con la partecipazione di Business PLUS nell’ambito del Programma Operativo Regionale Fondo Sociale Europeo, P.O.R. FSE 2007 – 2013 – Obiettivo Competitività regionale e occupazione – Direzione Lavoro – Asse IV – CAPITALE UMANO – DGR n. 1758 del 16/06/09) sono state operate delle scelte metodologie e concettuali per garantire adeguatezza dei risultati del progetto alle direttive/obiettivi della Comunità Europea, cercando al tempo stesso di assicurare coerenza e condivisione nell’uso della terminologia, nell’individuazione e applicazione di un metodo che rispetti e rispecchi da un lato scelte coerenti di pensiero/filosofia e dall’altro la realtà professionale, culturale e sociale di riferimento.Riportiamo alcune riflessioni.
Il Quadro Europeo delle Qualifiche (EQF del 2008) per l’apprendimento permanente nasce da una necessità di rendere spendibili e reperibili e quindi mobilitabili le competenze professionali acquisite/in possesso di soggetto occupato/non occupato, mobilità che è spesso ostacolata dalla difficoltà di comprensione dell’effettivo valore e della spendibilità di una qualifica o di un titolo, e conseguentemente dalla mancanza di univocità.
La soluzione individuata con l’EQF per allineare le diversità e permettere ai vari sistemi e attori (stakeholders) di dialogare tra loro, è adottare un approccio basato sui risultati dell’apprendimento, in uscita da un percorso di apprendimento/formazione (learning outcomes – ciò che un discente sa, capisce ed è in grado di fare al termine di un processo di formazione/apprendimento) e sulla dimensione dell’apprendimento permanente (lifelong and lifewide learning), riconoscibili, misurabili e validabili e riconducibili ad una griglia comune di riferimento.
I risultati di apprendimento secondo la Griglia proposta nell’allegato I e II della Raccomandazione sono definiti in termini di conoscenze, abilità e competenze. [Vedi tabella Quadro unico europeo dei titoli (EQF)]
Ad una lettura approfondita del testo EQF sono sorti alcuni dubbi, probabilmente interpretativi, dovuti ad un uso non sempre corretto della traduzione dalla lingua inglese, che non hanno trovato una risposta univoca e immediata in quanto oggetto di diversa lettura in base alle correnti di pensiero.
1. Il primo elemento che si evidenzia immediatamente riguarda la definizione dei termini di conoscenza, abilità e competenze (Knowledge, Skills, Competence) e l’uso invece che si riscontra nella pratica aziendale e valutativa.
I partecipanti al Gruppo di lavoro hanno condiviso le varie definizioni di competenza cercando di vedere come e fino a che punto si potessero modulare e allineare ai principi basilari del modello EQF, senza rischiare di incorrere in errori di concetto e metodo, possibili nel seguire pari pari lo schema proposto, quantomeno nella versione italiana.
Per quanto riguarda la terminologia, per esempio, nell’allegato 1 si riporta:
- (EQF) Le conoscenze sono il risultato dell’assimilazione di informazioni attraverso l’apprendimento. Le conoscenze sono un insieme di fatti, principi, teorie e pratiche relative a un settore di studio o di lavoro. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le conoscenze sono descritte come teoriche e/o pratiche. In inglese Knowledge = il Sapere.
Si fa fatica ad interpretare il “sapere” come conoscenza pratica, mentre è l’utilizzo della conoscenza ad essere una abilità pratica. Possiamo presumere, leggendo l’originale (practices), che per conoscenze pratiche in realtà intendessero “le pratiche/prassi/metodologie/procedure”. Nell’elaborazione del dizionario di competenza abbiamo considerato il termine con l’accezione inglese e già così la griglia EQF forza parecchio le scelte operative.
- (EQF) Le abilità indicano le capacità di applicare conoscenze e di utilizzare know-how per portare a termine compiti e risolvere problemi. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le abilità sono descritte come cognitive (comprendenti l’uso del pensiero logico, intuitivo e creativo); pratiche (in quanto comprendenti l’abilità manuale e l’uso di metodi, materiali, strumenti).
Si è pensato di comprendere all’interno di questo gruppo sia soft skill (capacità/competenze trasversali), che technical skill (capacità/competenze tecniche specialistiche) rapportate e verificate tramite indicatori comportamentali. Per quanto riguarda le capacità tecniche in realtà queste includerebbero già le conoscenze come prerequisito sine qua non al raggiungimento dell’abilità stessa, quindi a volte risulta ridondante l’identificazione e valutazione dell’una e delle altre. Tuttavia la dicotomia fra le due è stata importante nella rilevazione degli outcome formativi, momento di valutazione in cui le conoscenze possono essere misurate separatamente delle abilità . E’ vero infatti che se ho acquisito un’abilità devo avere in qualche misura già appreso le basi teoriche, non è scontato il viceversa, cioè che io possa avere appreso teorie e che certamente sia in grado di tradurle in pratiche operative. Questa puntualizzazione, forse poco rilevante in contesto di esiti formativi, diventa fondamentale se invece andiamo a considerare gli obiettivi lavorativi e aziendali.
- (EQF) Le competenze indicano comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia.
Anche in questo caso la traduzione risulta fuorviante. Il termine Competence non corrisponde alla voce Competenze, specialmente se intesa solo come due competenze trasversali responsabilità e autonomia, e non come la proprietà/facoltà intrinseca dell’individuo che risiede nella capacità di combinare e mobilitare in modo autonomo e pertinente il proprio bagaglio di risorse intrinseche, cioè padronanza/dominio nel mettere in campo/attivare/mobilitare le capacità.
2. Nel progetto EQF si parla di qualifica. Ciascuna qualifica è composta da unità (vedi unità di competenza capitalizzabili ISFOL) che a loro volta aggregano obiettivi e risultati di apprendimento. Le unità appartengono ad uno degli otto livelli in cui si articola EQF; una qualifica si colloca in uno o più livelli in base a come vengono posizionate le unità che la costituiscono. Sperando che tale definizione non porti poi a far coincidere i titoli di studio/diplomi con le qualifiche, si è optato per fare conincidere le qualifiche alla somma di precisi outcome di apprendimento identificati e valutati da un metro di misura comune determinato dai parametri di interpretazione della griglia di riferimento dell’EQF. Ancor meno possiamo pensare che un ruolo professionale corrispondere/coincidere con una qualifica.
3. Un ruolo non è collocabile in un unico livello, né è chiaro nel sistema EQF se una qualifica debba avere le tutte unità collocate ad un unico livello. Secondo noi né l’una cosa né l’altra sono possibili e perlomeno non lo sono in tutti i casi.
Non è pensabile che un ruolo/figura professionale possa ricadere tutto in un livello: non ci sarà per esempio un Responsabile logistica che avrà sempre conoscenze/abilità e competenza tutte di livello 6. Nella realtà professionale i requisiti variano in base a: tipologia di azienda, contesto organizzativo, settore, seniority ed expertise richieste, contesto sociale, regione… .
Per ovviare ai dubbi relativi ai punti 2-3 Business PLUS ha proposto al gruppo di lavorare pensando alla Qualifica come scomponibile per 1 o più “aree di competenza”, intese come macro-aggregatori di conoscenze, abilità e comportamenti che afferiscono a quell’area e di cui andiamo a dichiarare il livello di padronanza, richiamando quindi in parte la competence.
Associando ad ogni area di competenza i relativi descrittori e utilizzando oltre alle conoscenze e abilità, gli indicatori comportamentali, il titolo o qualifica o competence attestati, anche se non troveranno corrispondenza diretta in analoga qualifica internazionale, garantiranno che i livelli delle unità di competenza dichiarati trovino una corrispondenza comprensibile, traducibile e trasferibile in tutti i contesti/nazioni in modo univoco.
In sintesi, pur con qualche necessario adeguamento il concetto di base che sottende all’EQF risulta di estrema attualità e applicabilità non solo a livello formativo, ma anche professionale.
L’utilità di una valutazione delle competenze con livelli riconoscibili e condivisi sta quindi nella trasparenza, nella trasferibilità, nella possibilità di dichiarare e verificare dove questi ricadono in base ad una scala conosciuta.
Per quanto riguarda l’ambito di formazione si potranno avere livelli dichiarati degli obiettivi di apprendimento e “learning outcome” (risultati dell’apprendimento) valutabili e valutati in modo coerente.
In ambito professionale, nel mercato del lavoro (presentazione di se stessi, ricerca di personale, verifica dell’adeguatezza al ruolo…) si avrà la possibilità di verificare in quale misura le conoscenze, capacità, competenza e padronanza dichiarate, possedute trovino corrispondenza o meno con quelle ricercate ed eventualmente quale sia il gap.
Ricordiamo sempre però che l’affidabilità del metodo e del dato dipenderà da quanto il valutatore terrà presente effettivamente i criteri che sottendono i diversi livelli, staccandosi il più possibile dalla pura scala numerica.
Appendice: Accordo Stato Regione – Recepimento Raccomandazione Parlamento Europeo